…ché, se non lo sapete, di questo è fatta la vita, di momenti: non perdere l'adesso (J. L. Borges).
Resoconto di una consulenza in un Centro di Salute Mentale
Una giovane donna torna al Centro di Salute Mentale (CSM) ciclicamente. Le volte precedenti, oltre allo svolgimento di colloqui preliminari, ha dapprima richiesto ed ottenuto una certificazione che ne attesta un lieve ritardo mentale, tramite l’ausilio della Wechsler Adult Intelligence Scale. In seguito è stata sottoposta ad ulteriori test cognitivi a conferma della diagnosi.
E’ un afoso pomeriggio d’inizio maggio quando si ripresenta per un colloquio. Finalmente la psichiatra di turno che l’ha ascoltata, cartella clinica alla mano, fa una cosa intelligente: sospende l’azione e riconosce la confusione che questa giovane evoca nell’altro, specularmente alla propria. In altri termini non sa cosa vuole.
La psichiatra cerca uno psicologo per consultarsi ed incontra chi scrive questo resoconto, tirocinante presso il suddetto CSM da oltre un anno. Gli racconta di quella confusione, chiedendogli di sostenere un ulteriore colloquio con la donna, perché lei, la psichiatra, fatica a capire il motivo per cui sia di nuovo qui.
Si coglie l’interesse per la giovane oltre all’implicita richiesta di una funzione psicologica orientante. Al momento della consegna della cartella clinica lo psicologo tirocinante comunica alla psichiatra che incontrerà la donna senza affidarsi ciecamente ai referti testistici, rinunciando al contempo ad una proposta consulenziale preconfezionata. D’altro canto se continua a domandare confusivamente qualcosa un problema poco esplorato deve pur esserci. Magari è stufa di passare per ritardata.
La donna, che chiamerò Emanuela, è in effetti presa entro una scissione emozionale che da un lato la spinge a rincorrere la diagnosi definitiva che sancirebbe la sua invalidità civile, rinunciando quindi a quella parte di sé in grado costruirsi un lavoro; d’altro canto è ancora presente e viva quella dimensione di desiderio a non conformarsi alla non-conformità che il ritardo mentale comporta, qualora preso alla lettera. In questo senso dice infatti allo psicologo tirocinante che di recente è stata licenziata dal lavoro di barista, lavoro che era riuscita ad ottenere proponendosi attivamente, andando a parlare con i gestori di molti esercizi della sua zona di residenza.